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Omeopatia, tutte le domande

Cosa è l’Omeopatia?

La Medicina Omeopatica è un metodo clinico e terapeutico che esamina il paziente nella sua globalità, prendendo in considerazione unitariamente sia gli aspetti fisiologici, anatomici, costituzionali, ereditari, sia quelli temperamentali, emotivi, mentali.

Il medico omeopatico non vede il paziente come un insieme di organi, ma si rende conto che esiste anche e soprattutto un mondo emozionale e psichico, che non deve essere escluso dalla raccolta dei sintomi. Anzi, questo detiene un ruolo importante nella manifestazione della malattia, come pure nel raggiungimento della salute.

Quindi il medico omeopatico tiene conto delle differenze individuali, della “storia” del paziente e cura ciascuna persona con il suo medicinale, scelto su misura dopo un’attenta visita. Non vi sono cure uguali per tutti, ma ciascuna va personalizzata e adattata al singolo, caso per caso.

Dietro ogni malattia infatti c’è un MALATO. È il malato che va innanzitutto curato per poter vedere scomparire la malattia.
Non è sicuramente un buon metodo quello di sopprimere con la forza i sintomi senza comprendere da cosa sono originati: l’Omeopatia invece non sopprime i sintomi, ma aiuta a guarirli dall’interno

 

 

Dov’è nata l’Omeopatia?

L’Omeopatia nasce in Germania, ad opera del dottor Samuel Hahnemann, medico, che scoprì le semplici leggi naturali che regolano la salute e la malattia.
Hahnemann sperimentò su se stesso la ‘legge dei simili’, studiando gli effetti di centinaia di sostanze esistenti in natura, e individuando la correlazione esistente fra il quadro di sintomi prodotti da ciascuna sostanza e l’insieme dei sintomi del malato, che dalla stessa sostanza verrà indotto a guarire. 

 

L’Omeopatia cura forse con le erbe?

Molti ancora confondono l’Omeopatia con la Erboristeria. Le differenze sono profonde: senza nulla togliere a questa antica e rispettabile pratica, va precisato che l’Omeopatia non utilizza soltanto medicinali vegetali (che costituiscono solo una parte della Farmacopea Omeopatica) e che i criterii diagnostici su cui si basa la scelta dei medicamenti, nonchè la preparazione e la somministrazione degli stessi, sono completamente diversi rispetto a quelli della Erboristeria. 

 

Bisogna crederci perchè funzioni?

Assolutamente no! L’Omeopatia può curare chiunque, che ci creda o meno. Basti pensare che si curano omeopaticamente anche gli animali (Omeopatia Veterinaria), come pure i bambini molto piccoli (Omeopatia Neonatale e Pediatrica). Quindi non si basa su ‘fede’ o ‘suggestione’, ma su rigorosi criteri terapeutici, che attendono solo di essere applicati e basta. 

Recenti studi scientifici (trials clinici controllati in doppio cieco) in ambito accademico ufficiale (ospedali, università) hanno dimostrato definitivamente che l’omeopatia non si basa su ‘effetto placebo’ o simili.

 

Cosa sono i medicinali omeopatici?

Sono delle preparazioni ottenute esclusivamente da principii attivi naturali ottenuti dal regno minerale, vegetale, animale. Queste sostanze pure vengono attivate mediante un particolare processo di diluizione e dinamizzazione che le priva di qualsiasi tossicità ma che ne risveglia le proprietà terapeutiche.

I medicinali omeopatici possono essere prescritti solo da medici, vale a dire laureati in Medicina e Chirurgia, abilitati all’esercizio della professione medica e iscritti all’Albo dell’Ordine dei Medici.

Il Ministero della Sanità italiano, recependo le direttive CEE, li ha ufficialmente riconosciuti come medicinali a tutti gli effetti, riconoscendo implicitamente la metodologia che ne è sottesa. Come tali sono sottoposti ai procedimenti di registrazione necessari all’inserimento nella Farmacopea Ufficiale Italiana.
Le spese relative ai medicinali omeopatici come pure alle visite mediche omeopatiche sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi.

 

È vero che non intossicano?

Sì, è vero, i medicinali omeopatici non hanno alcuna tossicità, perchè non contengono sostanze chimiche allo stato ponderale. Agiscono con meccanismi completamente differenti da quelli dei farmaci convenzionali, tali da non generare effetti secondari indesiderati.

Non hanno quindi alcuna controindicazione, nè effetti collaterali. Per questo i medicinali omeopatici possono essere tranquillamente somministrati anche in gravidanza e in allattamento; inoltre di vitale importanza possono essere per i pazienti allergici o ipersensibili ai comuni farmaci. È una medicina dolce, che rispetta l’ecologia dell’organismo proprio perchè utilizza le leggi naturali di guarigione.

 

Ma in fin dei conti, non è un po’ una moda?

Tutt’altro. Sono ormai più di due secoli che medici di tutto il mondo praticano la medicina omeopatica. Non è certo quindi una scoperta dell’ultim’ora.


L’Omeopatia infatti nasce verso la fine del `700, in Germania; da allora si è diffusa ovunque, e in molti stati è stata riconosciuta come medicina ufficiale.
Basti pensare che in molte nazioni europee i medicinali omeopatici sono ‘convenzionati’, e utilizzati nell’ambito del servizio sanitario nazionale, anche in ospedali e case di cura. 

In Italia, presso l’Ospedale di Pitigliano è attivo un Ambulatorio di Medicina Integrata (vedi https://www.youtube.com/watch?v=RO4jvfwSEDQ”>video), dove si praticano Omeopatia e Agopuntura. In Gran Bretagna esistono strutture ospedaliere (ben sei, fra cui il prestigioso Royal London Homoeopathic Hospital) completamente dedicate alla medicina omeopatica.

Non è quindi una moda ma una realtà scientifica consolidata, che la medicina ufficiale sta mano mano acquisendo ma di cui non tutti purtroppo sono ancora a conoscenza. I risultati sono però così evidenti, che un numero sempre maggiore di persone decide di non ricorrere più a metodi di cura violenti e tossici che alterano l’equilibrio dell’organismo e sceglie per la propria salute questo tipo di medicina, che rispetta le naturali leggi di guarigione.

 

Va bene per i bambini?

Qualunque età della vita può trarre giovamento dall’omeopatia, ma l’infanzia in modo particolare, che rappresenta l’età ideale per questo tipo di cura.
Proprio sui bambini la cura omeopatica si rivela dolce, potente e sicura; l’organismo dei piccoli pazienti reagisce infatti prontamente allo stimolo terapeutico, rinforzandosi e diventando quindi meno suscettibile ad ammalarsi. Inoltre la cura omeopatica risulta loro gradevole e ben accetta.

 

È una medicina preventiva?

La vera prevenzione consiste nel curare la predisposizione alla malattia.
L’Omeopatia permette di capire quali siano le tendenze patologiche del paziente, cioè verso quali disturbi è predisposto, ancora prima che questi si manifestino.

La cura omeopatica è una terapia costituzionale, che migliora le difese, incrementa la resistenza alle malattie, migliora lo stato generale, migliora l’atteggiamento psichico dell’individuo.

Troppo spesso gli effetti della medicina convenzionale si rivelano incompleti e transitori, o addirittura deleteri per la salute del paziente. L’Omeopatia invece non si accontenta di lenire i sintomi ma mira a identificare e neutralizzare le cause profonde della malattia, impedendo o diradando le recidive.

 

Cosa cura l’Omeopatia?

Non è possibile fornire un preciso elenco delle patologie curabili, perchè innanzitutto ciascun caso va considerato di volta in volta, e poi perchè prima della malattia l’Omeopatia cura il Malato, indipendentemente dal ‘nome’ della patologia di cui soffre.

Non è esatto dire che cura tutto, però si può senz’altro affermare che il suo campo d’azione è vasto, proprio perchè si interessa dell’Uomo inteso nella sua totalità, nel tutt’uno comprendente corpo, emozioni e mente.

Si può inoltre dire che cura sia le malattie organiche che quelle funzionali, sia le acute che le croniche.

 

Ci può dire in poche parole che cos’è il metodo omeopatico?

Il metodo omeopatico consiste essenzialmente di due fasi:

Una prima fase, in cui si raccolgono i dati tossicologici sugli effetti di varie sostanze sull’organismo (provings), effetti che possono essere di tipo fisico, emozionale, mentale. Questi dati, raccolti in due secoli di lavoro (che ancora continua) e compilati in maniera opportuna in apposite banche dati (materie mediche), costituiscono il materiale di studio del medico, la base di conoscenza dalla quale partire per iniziare lo studio del paziente.

Seconda fase, la visita: il medico esamina il paziente in dettaglio e nella totalità dei suoi sintomi (ripeto, fisici, emozionali, mentali), la sua ‘attualità’ e la sua ‘storia’; questo al fine di individuare esattamente la sostanza che ripropone un quadro ‘simile’ a quello del paziente e di somministrarla in dose estremamente diluita (milioni o miliardi di volte) e dinamizzata (meccanicamente attivata mediante succussioni sequenziali).

 

Non è un po’ assurdo dare al malato la sostanza che riproduce i suoi stessi sintomi? 

Innanzitutto, non si dà la sostanza che produce ‘gli stessi sintomi’ ma quella che riproduce un quadro ‘similare’, che ricalca le caratteristiche di presentazione dei sintomi del malato. Inoltre in dose così piccola da non produrre alcun effetto collaterale. 

È ovvio quindi che certamente non si somministra al malato la sostanza che lo ha fatto ammalare, come molti credono. Bisogna invece trovare quel medicinale che rispecchia in modo analogico l’insieme dei sintomi del paziente, e quello sarà capace di portare l’informazione corretta ai suoi sistemi di regolazione. 

In ultima analisi, come sta comprendendo pure la medicina moderna, i sintomi non sono la malattia ma rappresentano lo sforzo dell’organismo per adattarsi o difendersi in situazioni di stress, tossicità o infezione. Non sempre questi sforzi hanno successo, e per questo è necessario aiutare i sistemi biocibernetici di difesa e regolazione dell’organismo con sostanze che in un certo senso ne ‘imitino’ i sintomi, che ne ricalchino le modalità e le caratteristiche peculiari. 

In questo senso si comprende la funzione del medicinale omeopatico di veicolare l’informazione mancante o alterata, quell’informazione necessaria al corretto ‘schema informativo’ per il recupero della salute. Quindi, ripeto, non si va nella direzione della malattia ma nella direzione delle difese dell’organismo, che attendono solo di essere regolate e aiutate e non contrastate o bloccate da farmaci ‘contro’ o ‘anti’. 

 

Come mai la confezione dei medicinali omeopatici non riporta la composizione, le indicazioni, ecc.? 

Innanzitutto c’è da dire che la denominazione stessa del medicinale è la sua composizione. Mi spiego: quando leggiamo sulla confezione, per esempio, “LYCOPODIUM CLAVATUM 30CH”, vuol dire che quel medicinale è stato ottenuto proprio dalla sostanza ‘Lycopodium clavatum’ (Licopodio), portata alla diluizione 30a Centesimale Hahnemanniana (30CH). Non c’è altro da cercare. La composizione è proprio lì in bella vista.

Secondo, le indicazioni. Come ho già accennato altrove, in omeopatia non esistono le specifiche indicazioni a cui siamo stati abituati dalla medicina convenzionale. Questo perché un medicinale viene scelto e prescritto non secondo la definizione della patologia del paziente, ma piuttosto secondo le peculiarità con cui lo stesso paziente manifesta i sintomi. Quindi non avrebbe molto senso un elenco di tutte le malattie che un certo medicinale può curare, e non risulterebbe né pratico né utile allegare ad ogni confezione i sintomi caratteristici del medicinale (che a volte possono occupare un intero volumetto). 

 

Come viene fatto il medicinale omeopatico? 

Il medicinale omeopatico è il risultato di due processi: diluizione e dinamizzazione.
Si parte da una sostanza di base proveniente da uno dei tre regni della natura (minerale, vegetale, animale); questa viene diluita in modo sistematico e crescente, secondo una serie di passaggi ben precisi. Ad ogni passaggio si effettua una dinamizzazione, cioè si imprimono alla soluzione forti scosse meccaniche (succussione), allo scopo di attivarla.

Generalmente la diluizione viene effettuata secondo passaggi centesimali, cioè di volta in volta di uno a cento: si prende una goccia della tintura madre e la si diluisce con 99 gocce d’acqua e alcool (Prima Centesimale Hahnemanniana, 1CH). Di questa soluzione, dopo la succussione, si prende una goccia e si diluisce anche questa in 99 gocce di acqua e alcool (2CH), e così via, fino ad arrivare alla potenza richiesta.

Per potenze molto alte (200, 1000, 10.000, ecc.) si adopera in genere il metodo di Korsakov: ad ogni passaggio la soluzione ottenuta si getta via dal flacone, e le gocce che rimangono adese alle pareti di vetro diventano materiale di partenza per la soluzione successiva. Anche qui il rapporto di diuizione è di 1 a 100, quindi la potenza del medicinale è sempre centesimale, ma la dicitura sulla confezione acquista il suffisso ‘K’ (200K, MK, XMK, ecc.).

Un tipo diverso di diluizione è quello adottato per le potenze ‘cinquantamillesimali’ (LM), dove il rapporto fra soluto è solvente non è più 100 ma 50.000.

Qualunque sia il metodo di preparazione usato, con la soluzione ottenuta si impregnano dei granuli di lattosio, che costituiscono usualmente il veicolo finale del medicinale omeopatico.

La denominazione del medicinale, riportata sulla confezione, è composta da:

1. Nome della sostanza di base (in lingua latina).
2. Potenza (il grado e il tipo di diluizione)

Rifacciamo l’esempio precedente: Lycopodium clavatum 30CH.
“Lycopodium clavatum” è il termine latino che indica la sostanza di partenza. Spesso, come in questo caso, accanto al nome (“Lycopodium”) vi è un cognome (“clavatum”), che può anche a volte essere omesso sulla confezione o sulla ricetta. Non preoccupatevi, perché i casi di omonimia sono pochi in omeopatia, e tutti facilmente distinguibili.
“30CH” indica in codice quante volte è stata diluita quella sostanza e in che modo.

Vediamo ora in sintesi il significato delle più comuni abbreviazioni:

  • T.M. (Ø) Tintura Madre
  • 4DH (D4) Quarta Decimale Hahnemanniana
  • 6DH (D6) Sesta Decimale Hahnemanniana
  • 6CH Sesta Centesimale Hahnemanniana
  • 30CH Trentesima Centesimale Hahnemanniana
  • 200CH Duecentesima Centesimale Hahnemanniana
  • 200K Duecentesima Centesimale Korsakoviana
  • MK Millesima Centesimale Korsakoviana
  • XMK Decimillesima Centesimale Korsakoviana
  • LMK Cinquantamillesima Centesimale Korsakoviana
  • CMK Centomillesima Centesimale Korsakoviana
  • 6LM Sesta Cinquantamillesimale
  • 30LM Trentesima Cinquantamillesimale

 

Ho visto che in omeopatia non esistono solo i granuli; quante modalità di preparazione esistono? 

Elenchiamo le forme che più frequentemente può assumere un farmaco omeopatico:

  • Granuli
    Sferette di saccarosio del diametro di 3,5 mm, sono contenuti nei tubetti multidose (6CH, 30CH, ecc.). Vanno prelevati con il tappo dosatore.
  • Globuli
    Più piccoli (1,5 mm), riempiono i tubetti monodose (le cosiddette dosi uniche), quali le 200K, MK, XMK, ecc.
    Sono contenuti anche nelle capsule delle cure mensili (6K-MK, 6-30LM).
  • Tintura Madre
    È una soluzione alcolica concentrata della sostanza di partenza. Si può utilizzare sciolta in acqua (10-20-30 gocce in mezzo bicchiere), oppure così com’è (per applicazioni locali, per esempio).
  • Gocce
  • Compresse
  • Fiale iniettabili
  • Sciroppo
  • Pomata
  • Gel
  • Spray
  • Polvere
  • Ovuli
  • Candelette vaginali
  • Supposte
  • Collirio
  • Ampolle

 

Come mai i granuli sono tutti uguali? 

Apparentemente i medicinali omeopatici sembrano in effetti tutti uguali: la palline sono tutte bianche, hanno tutte lo stesso sapore, nulla le distingue se non il nome sulla confezione. La risposta sta nel fatto che le sferette di lattosio (una varietà di zucchero) altro non sono che il veicolo del medicinale omeopatico vero e proprio.

Il processo di preparazione del farmaco omeopatico avviene in fase liquida, cioé attraverso diluizioni successive di una soluzione base, e soltanto della soluzione finale vengono impregnati i granuli e i globuli, che fungono quindi soltanto da vettore.

C’è da aggiungere che il granulo di lattosio è solo una, sebbene la più comune, delle tante forme farmaceutiche attraverso cui può essere il medicinale omeopatico può essere veicolato (gocce, fiale, pomata, spray, collirio, sciroppo, ecc.). 

 

Se inavvertitamente assumo qualche granulo in più di quelli prescritti, devo preoccuparmi? 

L’omeopatia non funziona secondo un principio di quantità, per cui non ha alcuna importanza se vengano assunti tutti i globuli o meno. Specie con i bambini questo può accadere frequentemente, ma non è un problema.
In questo caso la quantità non è essenziale. Non è possibile il sovradosaggio in omeopatia, poiché il meccanismo d’azione non è chimico: il medicinale è solo veicolo di informazione. 

 

Ma a cosa devo rinunciare durante la cura? 

Molto spesso si sente dire che la terapia omeopatica comporti rinuncie e privazioni: niente di più falso. Di per sé l’omeopatia non consiste nella rinuncia a questo o a quello; può accadere invece che il medico individui nel paziente come causa o concausa della malattia un’abitudine errata, un qualcosa che il paziente fa o non fa e che lo danneggia.

A questo punto sta al paziente scegliere se prendersi o no responsabilità della sua salute, e sostituire l’abitudine dannosa con una positiva. A volte si potrà rilevare la presenza di un’intolleranza alimentare: la temporanea sospensione dell’alimento non ha niente a che fare con l’omeopatia in se, ma senza dubbio facilita i meccanismi di guarigione.

Si trova spesso scritto di astenersi durante la cura da cose come aglio, cipolla, basilico, ecc. Molto è in realtà ‘mitologia omeopatica’ senza fondamento: l’importante è che nel momento di assunzione del medicinale non vi siano interferenze con forti odori e aromi. Molto più importante invece è l’evitare il contatto con sostanze chimiche di sintesi, che inevitabilmente bloccano o attenuano l’azione del medicinale.

Chi fuma non per questo deve rinunciare a curarsi con l’omeopatia: basta che almeno in prossimità dell’assunzione dei medicinali eviti di fumare (se poi smette del tutto, tanto meglio). 

 

Posso prendere altri farmaci durante la cura omeopatica? 

Durante il periodo di cura è bene evitare l’assunzione di qualunque prodotto farmaceutico convenzionale (salvo diversa indicazione del medico), poiché questi possono inibire almeno in parte l’azione del medicinale omeopatico.

Per lo stesso motivo sospendere anche l’uso di prodotti cosmetici medicati, pomate, unguenti, lozioni, inalanti, ecc., in attesa del parere del medico. 

Si tenga ben presente che i farmaci convenzionali possono inficiare l’efficacia della cura omeopatica. Invece i medicinali omeopatici non interferiscono con i farmaci convenzionali: quindi chi si cura con l’omeopatia può decidere in qualsiasi momento di sospendere la terapia omeopatica per ricorrere alle terapie convenzionali. La cura omeopatica in questo caso perderebbe però gran parte della sua efficacia.

In alcuni casi di emergenza potrà rendersi necessario il ricorso a farmaci chimici (cortisone, antibiotico, ecc.), ma solo e soltanto quando la situazione comporta effettivamente pericolo immediato e non sia disponibile altra soluzione. Si tratta di casi eccezionali, mentre la stragrande maggioranza dei casi viene brillantemente risolta con l’omeopatia o altri medicinali naturali.

Il paziente dovrebbe decidere in che modo curarsi: se vuole seguire una strada naturale o chimica. Non si può stare su tutti e due i binari. Meglio lasciar perdere l’omeopatia piuttosto che seguire approcci ibridi (anche se di moda).

Vi sono però situazioni in cui non è possibile sospendere i farmaci: pazienti che da anni assumono cronicamente farmaci di mantenimento (antipertensivi, cardiotonici, antidiabetici, psicofarmaci) possono iniziare la cura e contemporaneamente continuare ad assumere i vecchi farmaci. In alcuni casi (ad es. psicofarmaci) sarà possibile ridurre progressivamente le dosi, secondo le modalità che il medico riterrà opportune. 

 

Se in farmacia non è disponibile la potenza prescritta, posso prendere quello che c’è? 

Quando il medico sceglie per un paziente un certo medicinale, sceglie anche la sua potenza più indicata, cioé la diluizione del farmaco che maggiormente è in grado di suscitare la risposta dell’organismo. Quindi la potenza non è affidata al caso, ma è frutto di un ragionamento clinico. Il farmacista esperto non cambia di testa sua la prescrizione secondo le disponibilità di magazzino, ma invita il paziente ad attendere o a chiedere chiarimenti al medico. 

 

I medicinali omeopatici hanno una scadenza? 

Per legge la scadenza è fissata a cinque anni, anche se comunque, se ben conservato, il medicinale omeopatico in granuli o compresse ha teoricamente una scadenza indefinita. Le forme liquide invece (gocce, sciroppi, tinture madri), una volta aperte scadono dopo circa sei mesi. 

 

Come si devono conservare i rimedi? 

Innanzitutto vanno tenuti lontano dalla luce, in un luogo riparato, fresco e asciutto. Poi bisogna fare attenzione a che non siano esposti a vapori di sostanze chimiche volatili (tipo canfora, naftalina, cloroformio, ecc.) o fortemente aromatiche (solventi, essenze, profumi, ecc.).

Il calore può disattivare i medicinali omeopatici, per cui si raccomanda di non lasciarli mai in automobile, per esempio.

I medicinali omeopatici sono poi sensibili ai campi elettrici e magnetici: pertanto non vanno tenuti nelle immediate vicinanze di televisori, frigoriferi, forni a microonde, altoparlanti, trasformatori, cellulari, telefoni cordless, ecc.

Consiglio di tenerli ordinati in una cassettina apposita, e di farne un inventario su un foglio, in ordine alfabetico, da aggiornare ogni tanto. Ne scoprirete l’utilità con l’andar del tempo, quando la piccola farmacia domestica sarà cresciuta e vi troverete nella necessità di sapere rapidamente se un certo medicinale ci sia o meno in casa. 

 

Se durante la cura prendo un’influenza o soffro di qualche disturbo posso prendere qualche farmaco? 

Visto che già si sta curando omeopaticamente, le conviene utilizzare anche per questi casi un medicinale omeopatico, senza necessità di ricorrere ai soliti farmaci. Questi potrebbero infatti bloccare la guarigione in corso, rendendo necessarie poi altre cure per ‘sbloccarla’.

Quindi, innanzitutto, resistete alla tentazione di prendere subito farmaci (omeopatici o allopatici che siano) senza aver consultato il vostro medico. Ripeto, non assumete farmaci di vostra iniziativa; informate piuttosto il medico della vostra indisposizione.

Prima di consultare il medico, è preferibile aver già preso nota dei sintomi così come vengono avvertiti o presentati, facendo particolare attenzione alle modalità d’insorgenza del disturbo, alle sue caratteristiche, alle modalità di aggravamento e miglioramento, al grado di sete, di sudorazione, all’aspetto della lingua, alla temperatura, all’alvo, alla diuresi, allo stato emotivo, e a tutto quanto risulti nuovo ed insolito nello stato di malattia.

Mantenete a portata di mano l’elenco con i medicinali disponibili in casa, e sappiate riferire il nome e la potenza dell’ultimo medicinale assunto. 

 

Se a mio figlio sale la febbre, come devo comportarmi? 

Niente paura. La febbre non è una malattia ma solo la risposta difensiva dell’organismo nei confronti dell’agente patogeno. L’omeopatia permette di eliminare la febbre perché va alla radice del problema, allo squilibrio primario, e la temperatura quindi calerà perché non ce n’è più bisogno e non perché l’abbiamo soppressa chimicamente.

In pratica, in attesa del medico, bisogna osservare bene il bambino e raccogliere quanto c’è di nuovo nel suo attuale stato (sete, sudorazione, ecc.), così da permettere al medico di scegliere il medicinale ‘su misura’ del piccolo paziente e sulla condizione del momento. Il medicinale omeopatico ben scelto indurrà una rapida risposta di guarigione, che non vuol dire necessariamente brusco calo della temperatura (ricordiamo che la febbre è il primo… antibiotico naturale): il bambino si sentirà subito meglio e spesso nel giro di una nottata non avvertirà più alcun disturbo. 

 

È vero che può esserci un ‘aggravamento’ iniziale dei sintomi? 

Chiariamo innanzitutto che la cura omeopatica non comporta alcun ‘aggravamento’, né effetto collaterale di alcun genere. Piuttosto può succedere a volte che la guarigione dell’organismo comporti una iniziale eliminazione di tossine, il che può avvenire tramite una diarrea, o una minzione più frequente, o una sudorazione abbondante, o una febbre.

A volte i primi giorni ci si potrà sentire più stanchi, o più nervosi, più sonnolenti o più insonni; qualche dolore può accentuarsi; qualche vecchio sintomo dimenticato può fare ricomparsa. Sono tutti fenomeni passeggeri, segno di una buona reazione dell’organismo e dell’avviata guarigione (e della buona scelta del medicinale). Tale fase di disintossicazione è estremamente benefica, e va rispettata senza ricorrere a farmaci sintomatici. 

 

Dove posso reperire un medicinale omeopatico? 

Nelle Farmacie e Parafarmacie. Tutte le farmacie possono distribuire medicinali omeopatici (non esistono infatti ‘farmacie omeopatiche’), anche se non tutte sono ancora pienamente attrezzate per la distribuzione; a volte può capitare che il medicinale prescritto manchi e che occorra ordinarlo (la consegna in genere è in giornata). 

 

Come posso somministrarli ai bambini piccoli? 

Se il piccolo è in grado di trattenere per un po’ i granuli in bocca, allora basta lasciar cadere tre granuli sulla lingua, lasciando che il bambino li succhi. Se li mastica, li inghiotte o li sputa, non fa niente: l’importante è che sia avvenuto il contatto con la mucosa della bocca.

Se invece il bambino è molto piccolo (lattante, per esempio) allora conviene usare il biberon, in questo modo:
1. Riempite per tre quarti il biberon di acqua minerale non gasata, leggermente tiepida.
2. Versate 10 granuli nell’acqua, chiudete con la tettarella, e attendete che si sciolgano un po’.
3. Quindi scuotete energicamente il biberon sul tavolo per una decina di volte, e somministrate un sorso al piccolo, con la frequenza prescritta dal medico. Ricordatevi di scuotere sempre il biberon prima di ogni somministrazione.
Il biberon deve essere assolutamente pulito, meglio se sottoposto a bollitura o a vapore (evitare i disinfettanti chimici). 

 

Ma se devo andare dal dentista come devo regolarmi? 

Il trattamento omeopatico non esclude affatto gli interventi odontoiatrici. Anzi, un numero sempre maggiore di colleghi odontoiatri preferisce ricorrere all’omeopatia anziché ai soliti antibiotici, antiinfiammatori, ecc., poiché si rendono conto che in tal modo le complicazioni sono molto più rare e il paziente tollera molto meglio ogni tipo di intervento. L’anestesia può essere praticata durante cure omeopatiche.

Comunque, nell’eventualità di estrazioni dentarie od altro, informate il medico omeopatico, che saprà consigliarvi la terapia di supporto del caso. 

 

Mio figlio è in cura omeopatica; posso vaccinarlo? 

Le vaccinazioni possono essere effettuate durante il trattamento omeopatico. Tenete presente però che la vaccinazione è una pratica non priva di rischi, che vanno tenuti presenti nel caso di patologie importanti che potrebbero aggravarsi.
L’omeopatia permette inoltre di curare i danni a breve e lungo termine prodotti dalle vaccinazioni, e di prevenirne almeno in parte le complicanze. 

 

L’omeopatia esclude forse gli interventi chirurgici? 

Assolutamente no. La Chirurgia, quando realmente indicata, è indispensabile e insostituibile. Quando i problemi che affliggono un paziente sono per esempio di natura meccanica o tali da non consentire alcun intervento medico, la chirurgia è lecita e doverosa. È compito piuttosto della Medicina fare in modo che il paziente non debba mai capitare sotto le mani del chirurgo!

Inoltre proprio in campo chirurgico l’omeopatia ci offre risultati indiscutibili: i pazienti trattati e preparati omeopaticamente affrontano meglio l’intervento rispetto ai pazienti trattati con i metodi convenzionali, con più brevi degenze, minor numero di complicazioni, più rapida ripresa delle normali funzioni. Il decorso post-operatorio, assistito omeopaticamente, è improntato al pieno e veloce recupero della salute. 

 

Come si svolge la visita omeopatica? 

Vi è innanzitutto la raccolta dei sintomi: il paziente racconta quello che si sente, il disturbo principale che lo porta all’ambulatorio; poi il medico approfondisce, chiedendo dettagli sulle modalità di comparsa dei sintomi, sulle caratteristiche dei disturbi.

Si cerca di inquadrare ciascun sintomo in un contesto globale, che tiene conto anche della storia dei sintomi, della sequenza con cui sono comparsi nella vita del paziente e delle possibili correlazioni temporali ed eziologiche con eventi importanti, quali traumi, interventi, cure farmacologiche, esposizione a sostanze tossiche, pregressi problemi familiari, blocchi emozionali, ecc.

Si raccolgono notizie sullo stato di salute dei genitori e degli ascendenti. A questo punto si indaga sugli altri sintomi generali e locali, interessanti i vari organi e apparati. Si esaminano le eventuali analisi che il paziente porta con sé, radiografie, cartelle ospedaliere, ecc.

Dopo il colloquio si passa alla visita medica che, oltre al classico esame obiettivo (ispezione, auscultazione, palpazione, percussione), potrà comprendere varie altre metodiche di indagine, a seconda della formazione del medico e dell’indirizzo scelto nello studio della medicina olistica: esame della postura, misurazione dei potenziali elettrici cutanei, misurazione dei potenziali elettrici endorali, test delle intolleranze, vegatest, test kinesiologico, analisi minerale intracellulare, ecc. Inoltre il medico potrà richiedere, se è il caso, ulteriori esami clinici, ecografie, elettrocardiogrammi, ecc.

Una volta che si è identificato il paziente (e ciò non solo da un punto di vista fisico, ma anche emozionale e temperamentale), si cercherà nella banca dati omeopatica il medicinale che maggiormente riproduce il suo profilo sintomatologico, in altri termini quello che più gli ‘somiglia’ (principio di similitudine). Lo si prescrive per un tot periodo di tempo, dopo di che si ricontrolla il paziente, si verificano i cambiamenti, i miglioramenti, e quindi eventualmente si sceglie un nuovo medicinale, più vicino all’attuale situazione, e così fino alla completa guarigione. 

 

Ma possono far male i farmaci omeopatici? 

Ripeto che i farmaci omeopatici, per la loro estrema diluizione, non possono avere effetti tossici di alcun genere sulla biochimica dell’organismo. Ciò non significa che siano acqua fresca e che possano quindi essere prescritti con leggerezza (“tanto non fanno male”): i medicinali omeopatici inducono una reazione di guarigione nell’organismo, che, seppur benefica, deve essere dosata e controllata dal medico, altrimenti potrebbe rivelarsi spiacevole o fastidiosa. Quindi attenzione alle autoprescrizioni, e alle prescrizioni dei non-medici. 

 

Una mia amica soffre dei miei medesimi disturbi. Posso consigliarle gli stessi medicinali omeopatici che sto prendendo io?

Non sarebbe un buon consiglio. In Omeopatia non vale più il ragionamento “tot malattia = tot farmaco”: due persone che soffrono della stessa malattia il più delle volte hanno bisogno ciascuna di un medicinale diverso, proprio perché sono diverse nella costituzione, nel temperamento, nella “storia” personale. Uno stesso disturbo inoltre può avere cause diverse, e ciascuna richiede un trattamento diverso.

Nella medicina convenzionale ciò invece non ha molta importanza: se hai la febbre prendi l’aspirina, punto e basta; se hai il mal di testa prendi l’antidolorifico, e così via, senza alcuna distinzione fra le modalità di avvertire i sintomi, fra le causa, fra le personali diversità di reazione. 

 

Posso associare altre cure naturali ai medicinali omeopatici che sto assumendo? 

Spesso si ritiene che due cose buone messe insieme funzionino meglio che da sole. Non sempre è così. Nel caso dell’omeopatia questo può essere particolarmente importante, poichè i medicinali non agiscono chimicamente ma su base bio-informazionale: l’organismo deve recepire l’informazione, ‘leggerla’ e utilizzarla, e ciò richiede il più basso ‘rumore di fondo’ possibile perché tutto avvenga correttamente. È preferibile quindi che la terapia omeopatica possa agire senza interferenze, anche se queste fossero di origine ‘naturale’.

È vero anche che molto spesso l’organismo del paziente richieda una serie di fattori nutrizionali che vanno dalla supplementazione vitaminica, alla integrazione di oligoelementi, probiotici, ecc.: allora il medico li prescriverà anche in associazione alla cura omeopatica. 

 

È possibile la cura omeopatica in gravidanza? 

Non solo è possibile, ma è caldamente consigliabile: l’omeopatia ‘ripulisce’ l’organismo della madre dalle varie tendenze patologiche che ciascuno di noi in misura maggiore o minore porta con sé. Inoltre si armonizza l’unità feto-madre, consentendo una gravidanza senza problemi e preparando la parto nella maniera ottimale. Molti disturbi tipici della gravidanza possono essere efficacemente risolti. Il travaglio e il parto possono essere di molto facilitati.

Omeopatia e medicinali naturali garantiscono il miglior allattamento possibile, sia nel sostenere la donna nel pieno recupero delle energie, sia nell’aiutare il piccolo a trarne il massimo giovamento per la crescita. Esistono ginecologi che assistono omeopaticamente la donna per tutto il periodo della gravidanza. Esistono ospedali e cliniche (Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera) dove il parto di norma è seguito con metodo omeopatico. 

 

Il mio medico ha detto che l’omeopatia non cura niente e che si basa tutta sulla suggestione. 

Forse il suo medico si fida un po’ troppo della televisione. Difficilmente chi fa simili affermazioni ha mai preso in mano un libro di omeopatia o ha mai sperimentato egli stesso una cura omeopatica. È ormai ampiamente documentato e scientificamente dimostrato che l’omeopatia è efficace, sia in vitro (colture cellulari, organismi unicellulari, sistemi enzimatici, tessuti perfusi) che in vivo (anfibi e animali a sangue freddo, mammiferi, piante), vedi raccolta delle evidenze scientifiche.

A livello clinico vi sono studi accurati svolti in ambito ospedaliero ed universitario e pubblicati su riviste mediche di indubbia fama, che comprovano quanto già osservato in due secoli di medicina omeopatica: che questa non ha niente a che fare con alcun effetto ‘placebo’ (inutilmente invocato da molti denigratori da spettacolo) e che fino a prova contraria ‘funziona’.

Le malattie che si curano con l’omeopatia sono malattie ‘vere’ e non banali indisposizioni.
Può la ‘suggestione’ curare una bronchite? Possono le ‘belle parole’ o i ‘dolci zuccherini’ curare una tonsillite purulenta? Può da sola la bella faccia del veterinario omeopatico curare la mastite della vacca? Può un metodo terapeutico basato sulla pura ‘suggestione’ sopravvivere per ben due secoli, praticato da migliaia di medici, in ambulatori, cliniche e ospedali, su milioni di pazienti in tutto il mondo? 

 

Dottore, sono allergico ai comuni farmaci. Posso assumere i medicinali omeopatici? 

Senz’altro. Per almeno due motivi.

Primo: i medicinali omeopatici non contengono sostanze allo stato ponderale, cioé sono diluiti a tal punto che nel prodotto finale non esiste praticamente più alcuna molecola della sostanza di partenza. Tale estrema diluizione garantisce la totale innocuità e la assoluta sicurezza, anche per gli allergici.

Secondo: proprio la medicina omeopatica è ottimamente indicata per risolvere la sua allergia, sia disintossicando l’organismo dalle tossine farmacologiche, sia ripristinando la sua normale risposta immunologica. 

 

Se qualcuno si trova comunque nella necessità di assumere farmaci convenzionali a vita, può lo stesso trarre vantaggio da un’eventuale cura omeopatica? 

Si. Molto spesso il vantaggio può consistere nella possibilità di ridurre le dosi dei farmaci, o di contrastarne gli effetti collaterali. La cura omeopatica ottimizza le prestazioni dei sistemi di disintossicazione, per cui l’organismo ha più facilità di smaltire le molecole tossiche. Il fatto che il paziente debba assumere farmaci sostitutivi a vita (insulina per es.) non impedisce che l’omeopatia possa compensare tutti quei sintomi che la malattia stessa comporta e che non vengono curati dal farmaco, elevando notevolmente la qualità di vita. 

 

Succede spesso che quando mio figlio decide di ammalarsi le farmacie siano chiuse o il medicinale prescritto non sia immediatamente disponibile. Può fare una lista dei medicinali più comuni da tenere in casa per ogni evenienza? 

Certamente. Tenendo comunque presente che qualunque altro medicinale potrebbe rivelarsi necessario al momento, ecco una generica configurazione “minima” di farmacia domestica (valida anche in viaggio):

  • Aconitum Napellus 6CH
  • Antimonium Crudum 6CH
  • Antimonium Tartaricum 6CH
  • Apis 6CH
  • Arnica Montana 200K
  • Arsenicum Album 6CH
  • Belladonna 6CH
  • Bryonia Alba 6CH
  • Cantharis 6CH
  • Chamomilla 30CH
  • Colocynthis 30CH
  • Eupatorium Perfoliatum 6CH
  • Gelsemium Sempervirens 6CH
  • Hepar Sulphur 6CH
  • Ignatia Amara 30CH
  • Ipeca 6CH
  • Magnesium Phosphoricum 30CH
  • Mercurius Solubilis 6CH
  • Nux Vomica 6CH
  • Pulsatilla 6CH
  • Rhus Toxicodendron 6CH
  • Sulphur 6CH
  • Calendula Tintura Madre
  • Arnica Pomata
  • Eau de Philae 

 

Posso procurarmi un manuale e scegliere da me la cura di volta in volta? 

Il fatto che l’Omeopatia sia una medicina ‘dolce’ non comporta automaticamente che sia facile da praticare. Occorrono anni di preparazione per riuscire a capire che tipo di paziente si ha di fronte e di cosa realmente egli abbia bisogno per guarire, e niente di tutto questo si potrà trovare sui tanti manualetti che invitano al fai-da-te omeopatico.

Anche in una situazione acuta (erroneamente ritenuta più semplice) non si può prescindere da tutta una serie di considerazioni che inevitabilmente sfuggono al profano. Nonostante quanto appena detto, può essere comunque utile leggersi un manualetto di questi, sia perché si prende confidenza con il ragionamento che sta dietro la scelta di un medicinale, e quindi con l’osservazione dei sintomi, sia perché non sempre il medico è reperibile in una situazione di urgenza: in questo caso, in attesa del medico o di soccorsi, un medicinale tempestivamente somministrato può essere di vitale importanza. 

 

Esistono metodi diversi in Omeopatia?

Sì, vi sono più approcci possibili, secondo scuole metodologiche che si sono diversificate nel tempo. Esiste infatti l’approccio unicista, che si basa sui presupposti classici dell’Omeopatia, con la somministrazione di medicinali unitari, cioè non miscelati fra di loro; esiste poi quello pluralista, che considera l’utilizzo di più medicinali unitari in alternanza o in sequenza; e infine c’è l’approccio complessista, che miscela nello stesso prodotto più medicinali omeopatici. Aggiungiamo inoltre l’Omotossicologia, che porta avanti l’approccio complessista, con metodologie diagnostiche e farmaci che la distanziano notevolmente dalla Omeopatia classica. 

 

Chi può praticare la Medicina Omeopatica? 

Solo un medico.
La prescrizione di medicinali omeopatici è un atto medico, praticabile quindi esclusivamente da medici, cioé da laureati in Medicina e Chirurgia, che siano regolarmente abilitati all’esercizio della professione medica, e che siano iscritti all’albo dell’Ordine dei Medici. Diversamente si configura il reato di esercizio abusivo di professione medica.

Accertatevi quindi di affidarvi ad un medico omeopata, e non ad un ciarlatano. Ma non basta questo per poter esercitare la Medicina Omeopatica: occorre infatti aver seguito corsi post-universitari di formazione specifica di durata almeno triennale, ed essere in continuo aggiornamento. 

 

Posso dire al mio medico curante che mi curo omeopaticamente? 

Certamente! E che c’è di male? Abbiamo il diritto di scegliere come meglio crediamo il sistema terapeutico che riteniamo giusto per noi e per i nostri cari, anche se questo non rientra nella ortodossia dai più accettata.

Se il suo medico curante, come io mi auguro, è persona aperta e di larghe vedute, non farà altro che borbottare benevolmente, in attesa di vedere ‘cosa mai combinerà questa omeopatia’. Se poi ha studiato e conosciuto personalmente la Medicina Omeopatica, come sempre più spesso avviene, non potrà far altro che consigliargliela caldamente: scoprirà forse che lui o i suoi cari si curano così.

Ma purtroppo non sempre succede; molti medici ancora non hanno avuto l’opportunità di conoscere i vantaggi di questo metodo terapeutico: allora chi, se non i loro stessi pazienti, può farlo loro conoscere nel migliore dei modi possibili, cioé attraverso l’evidenza e la obiettività dei risultati? 

 

Bisogna per forza essere malati per curarsi omeopaticamente? 

Da quanto detto finora ovviamente no. La predisposizione alle malattie va curata proprio quando apparentemente ‘si sta bene’. È in questa fase che è possibile dare il corretto indirizzo allo stato di salute dell’individuo, correggendo le tendenze patologiche che sempre sono presenti durante tutta l’esistenza, anche quando la malattia ‘non c’è’. 

 

Perché la medicina ‘ufficiale’ non ha ancora riconosciuto l’omeopatia? 

La questione è complessa. Innanzitutto ciò è vero solo in parte, visto che in paesi evoluti come la Germania, Inghilterra, Francia, Svizzera, il riconoscimento è da tempo una realtà, così come l’inserimento nel Servizio Sanitario Nazionale. Da noi i tempi sono più lunghi, per tutta una serie di motivi:

  • struttura dell’insegnamento universitario, che impedisce ogni conoscenza dell’argomento;
  • situazione politico-commerciale, che ha visto ministri della sanità attivamente impegnati nell’imprenditoria del farmaco;
  • disinformazione diffusa, fatta di luoghi comuni e di banalità da rotocalco;
  • assenza di ricerca avanzata in ambito universitario italiano;
  • annoso e cronico ritardo culturale rispetto al resto d’Europa;
  • (non ultimo) scarsa diffusione della lingua inglese in ambito medico;

 

Nonostante ciò, bisogna anche dire che anche nel nostro paese vi sono forti segnali di progresso:

  • adeguamento legislativo alle direttive CEE;
  • riconoscimento del medicinale omeopatico come ‘farmaco’ a tutti gli effetti, quindi registrato nella Farmacopea Ufficiale e vendibile solo in Farmacia e Parafarmacia;
  • apertura di Ambulatori omeopatici presso importanti ospedali;
  • moltiplicarsi di corsi post-laurea in medicina omeopatica, anche presso università;
  • traduzione e pubblicazione di testi di studio e lavori scientifici;
  • sensibilizzazione dei media; 

 

La medicina omeopatica sostituirà la medicina convenzionale?

Scherziamo? Nessuno desidera questo. Ci sarà sempre bisogno di interventi di emergenza e di farmaci salvavita: è bene quindi che il medico abbia sempre conoscenza ed esperienza nell’utilizzo della medicina allopatica nel pronto soccorso. Sono situazioni queste in cui farmaci come il cortisone, per esempio, hanno una ben precisa ragion d’essere. Ma, al di fuori dell’emergenza, la medicina allopatica, soppressiva e coercitiva, deve cedere immediatamente il passo a metodi che riattivino la capacità di guarigione, piuttosto che bloccarla.

Quindi la medicina integrata nulla rinnega, e tutto include nel proprio bagaglio terapeutico.
Una volta che si possiede la chiave per aprire la cassaforte, non c’è più bisogno di scassinarla ogni volta. Ma a volte la chiave può mancare, e quelle volte è lecito aprire con ogni mezzo a disposizione, se la posta in gioco è alta. 

 

Ma come fa a funzionare un medicinale così tanto diluito? 

L’azione del medicinale omeopatico non si basa su un principio chimico: non contiene infatti più alcuna molecola in grado di agire chimicamente.

Da questo punto di vista ha certamente ragione chi sostiene che ‘l’omeopatia è acqua fresca’. Chimicamente parlando, ciò è vero. Ma il meccanismo d’azione del medicinale omeopatico non è affatto chimico: si basa piuttosto su fenomeni di tipo fisico, che poco hanno a che vedere con la quantità di molecole presenti.

Il medicinale omeopatico veicola un’informazione, esattamente l’informazione occorrente ai sistemi di regolazione dell’organismo per correggersi e quindi guarire. È come se noi inserissimo nel computer un dischetto, con il programma e i dati per ‘riparare’ i programmi difettosi o bloccati.

Bisogna quindi abbandonare il terreno della chimica, per entrare invece nel mondo della fisica e della biocibernetica. Si ipotizza che fenomeni di tipo quantistico, ondulatorio, di risonanza, siano implicati nell’effetto terapeutico dell’omeopatia, come suggerito da accurate misurazioni di laboratorio (spettrofotometria, risonanza magnetica nucleare, ecc.).

Purtroppo molti si fermano alla domanda ‘come funziona’ senza prima porsi la domanda ‘se funziona’: per il ‘se’ la risposta già esiste, per il ‘come’ stiamo ancora aspettando una risposta definitiva.
Chi è preso dall’ansia all’idea di non sapere ‘come funzioni’ il medicinale che sta prendendo è bene forse che stia lontano dall’omeopatia; ma è bene pure che stia lontano da qualunque altro farmaco, visto che non si conoscono affatto tutte le modalità d’azione dei farmaci chimici (salvo scoprirlo dolorosamente anni dopo la commercializzazione). 

 

Quanto è veloce l’omeopatia nel guarire? 

Nelle malattie acute (febbre, tonsillite, diarrea, ecc.) l’azione del medicinale omeopatico (ben scelto, s’intende) è rapida e potente. A volte in poche ore viene ristabilita la salute, come se nulla fosse successo.

Nelle malattie croniche è richiesto ovviamente più tempo per riattivare i meccanismi di guarigione, spesso ingolfati da anni di farmaci e cattive abitudini. L’organismo del paziente ha bisogno in questo caso di tempi fisiologici per riassestarsi e ripristinare le funzioni naturali da tempo assopite.

Quindi, contrariamente a quanto si pensa, l’omeopatia è una medicina di pronta azione, capace di risolvere molte volte anche i casi urgenti, in modo potente, dolce e duraturo. 

 

Ho appena terminato i medicinali prescritti. Posso ripetere la cura così com’è? 

La cura viene scelta secondo un preciso criterio, che comporta una sequenza ordinata di assunzioni e una progressione di medicinali a potenza crescente. Pertanto non va ripetuta a piacimento, anche se è stata di giovamento: la guarigione procede per fasi, ciascuna con caratteristiche diverse e quindi con medicinali diversi occorrenti di volta in volta. I medicinali vanno presi nei soli giorni prescritti e solo per la durata stabilita, anche se i prodotti non vengono terminati. 

La micidiale bufala dell’omeopatia e del placebo

Tratto da: “La micidiale bufala dell’omeopatia e del placebo”, di Paolo Bellavite, Omeopatia33, Siomi 2016

 

Importante
Le informazioni e le idee contenute in questo articolo costituiscono semplicemente materiale divulgativo informativo sulle scelte diagnostiche e terapeutiche disponibili, e non vogliono in alcun modo sostituirsi alla consultazione e prescrizione medica.
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