ozonoterapia funzionale

L'Ozonoterapia Funzionale, una intervista al dott. Michele Acanfora

Mi sono imbattuto, da medico, nell’Ozonoterapia, ma devo ammettere di saperne poco. Può darmi delle indicazioni?

Forse è meglio partire dal perché sia utile o necessaria la Ozonoterapia.
Lei sa che i processi ossido riduttivi sono la base della vita. La respirazione cellulare, ad esempio, è un ripetersi di reazioni ossido-riduttive. E che cosa producono i processi ossidativi?

Radicali liberi?

Esatto. Il che non sarebbe un danno di per sé, in quanto i radicali liberi sono utili all’organismo in vari modi, e il loro eccesso è compensato dei sistemi antiossidanti.

E allora dove sorge il problema?

Sorge allorquando la bilancia radicali liberi / antiossidanti si sposta verso un eccesso ossido-riduttivo. Quando la cellula non riesce a far fronte all’attacco ossidativo. È quello che noi chiamiamo stress ossidativo, il comune denominatore di ogni patologia cronica.

Mi faccia capire: perché dovrebbe sbilanciarsi questo equilibrio?

Per mille motivi. Lo stress ossidativo può provenire dall’esterno, dall’ambiente, e da innumerevoli fonti, purtroppo. Ma anche dall’interno, per errore dei meccanismi di compenso.

A quali meccanismi di compenso allude?

Alla difesa antiossidante endogena ad esempio. Quella data dagli enzimi antiossidanti, i più potenti disattivatori dei radicali liberi che abbiamo: superossidodismutasi, catalasi, glutatione perossidasi, eccetera. Se questi non vengono prodotti dalla cellula sono guai.

Ma la vitamina C, la E, ecc.?

Quelli sono gli antiossidanti esogeni. Hanno il difetto di consumarsi subito. Mentre gli enzimi sono macchinette che processano una quantità enorme di molecole radicaliche, senza consumarsi.

E come si fa a indurre la cellula a produrre enzimi antiossidanti?

È un fenomeno epigenetico ed ormetico. La cellula esprime una certa proteina se riceve lo stimolo ambientale giusto. Nel nostro caso, uno stimolo in grado di indurre la macchina epigenetica è, pensi un po’, proprio un ulteriore stimolo ossidativo.

Sembrerebbe un paradosso.

Lo è, infatti. Ma gli esseri viventi funzionano così. I fenomeni di adattamento agli stimoli ambientali, come pure i fenomeni ormetici, riservano molte sorprese.

E in cosa può consistere un “ulteriore stimolo ossidativo”?

Deve essere uno stimolo dosato, misurato, ad azione farmacologica e non tossica, quindi innocuo. Deve essere facile da somministrare e deve poter raggiungere tutto l’organismo.

Ah, ho capito dove mi sta portando!

Eh sì, all’Ozonoterapia. L’Ozono infatti è lo stimolo ossidante perfetto in ambito medico. Pur essendo un forte ossidante, somministrato in piccole quantità con l’ossigeno svolge una potente funzione antiossidante nell’ambito dei processi di adattamento.

Sono sorpreso. Non parliamo di un gas tossico, in fin dei conti?

Sì, ma solo se viene inalato. L’Ozono non deve raggiungere i polmoni, dove non vi è alcuna protezione antiossidante. Per tutto il resto, alle dosi farmacologiche, è terapeutico.

Cosa intende per “tutto il resto”?

Iniettato sottocute, intramuscolare, intrarticolare, insufflato a livello intestinale, vaginale, vescicale, miscelato con il sangue, applicato sulla cute, a livello gengivale.

Non capisco perché tutte queste modalità.

Comprendo la perplessità. Il punto è che le ho accennato solo una delle caratteristiche terapeutiche dell’Ozono. Ve ne sono molte altre. Ho sorvolato per esempio sul fatto che l’Ozono sia il più potente germicida: antibatterico, antivirale, antimicotico, antiparassitario.

Sapevo. Ma non capivo come questo aspetto potesse essere utilizzato in medicina.

Non è nei libri universitari. Eppure già nella prima guerra mondiale si curavano le ferite settiche dei soldati con i generatori di Ozono da campo. Pensi un po’.

Dovrò controllare. Intanto andiamo avanti.

Controlli pure. Scoprirà altre cose interessanti che magari non abbiamo modo di dirci ora.
Gliene anticipo una: un’altra notevole proprietà dell’Ozono è quella di migliorare l’ossigenazione periferica. Questo attraverso più meccanismi: riattivazione del microcircolo, miglioramento della capacità di trasporto di ossigeno degli eritrociti, maggiore flessibilità della parete eritrocitaria, e quindi più fluidità capillare.

Mi vengono in mente molte patologie vascolari in cui questo potrebbe essere utile.

Ha visto giusto. È uno dei grandi campi di applicazione dell’Ozonoterapia. I suoi effetti antitrombotici, fluidificanti, anti-ischemici sono ben studiati.

Suppongo a questo punto che ci sia altro.

Infatti. C’è l’azione antinfiammatoria, e non ha idea di quanto possa essere utile un antinfiammatorio locale sotto forma di gas.
Poi c’è l’azione immunostimolante, e immunomodulante: l’Ozonoterapia attiva il sistema immunitario nelle ipoimmunità e allo stesso tempo lo modula nel caso delle allergie o delle patologie autoimmuni.

Dovrò documentarmi, ovviamente.

Ovviamente. Vada su Pubmed e digiti “ozone therapy”. Rimarrà sorpreso a dir poco.

Ma perché non si insegna all’università?

Guardi che la si insegna proprio nelle università. In Italia vi sono master universitari di II livello presso le facoltà di Medicina. Io stesso ho frequentato ho frequentato un master annuale di II livello. È insegnamento accademico.

Questo veramente mi sorprende. Pensavo si trattasse di “medicina non convenzionale”.

Niente affatto. Se è oggetto di insegnamento accademico con tanto di master non può essere “non convenzionale”. Inoltre è prestazione erogata dalle Asl di molte città, aggiungo. Il secondo policlinico di Napoli ospita persino un Ambulatorio di Ozonoterapia, dove ho avuto l’onore di far pratica, trattando i pazienti delle varie cliniche.

Sono incuriosito, lo ammetto. Non abbastanza da iscrivermi ad un corso universitario annuale. Ci sono altre forme per avvicinarmi all’Ozonoterapia?

Sì. Ci sono corsi brevi, teorico-pratici, sia online che in presenza. Corsi in cui ci si fa un’idea di insieme dell’Ozonoterapia, altri dove si “impara il mestiere”.

Un’ultima domanda: perchè il termine “funzionale”?

Vede, l’Ozonoterapia viene di solito presentata come una metodica indirizzata sul sintomo, il che può anche essere ovviamente. Ma non è detto che lavorare solo sul sintomo sia garanzia di successo.
Funzionale significa inserire il sintomo o la patologia in un quadro di riferimento fatto di relazioni e interconnessioni: questo per risalire alle cause, che possono anche essere distanti dal sito del sintomo. L’Ozonoterapia Funzionale si avvale perciò di tutta l’esperienza diagnostica, anamnestica e semeiologica della Medicina Funzionale per individuare le interferenze sulla regolazione dell’organismo.

Interferenze?

Nella storia clinica di un paziente possono essere rilevati molto spesso degli elementi traumatici o disturbanti che a tutt’oggi condizionano negativamente l’evoluzione patologica. E ovviamente ogni storia è unica. Vecchie infezioni, interventi chirurgici o odontoiatrici, incidenti, corpi estranei, ecc., tanto per citarne qualcuno.
Un organo può disturbare un altro organo. Il concetto chiave è questo. Se questo è vero, allora, prima di applicare protocolli alla cieca, va compresa l’origine della disregolazione di quel sistema-paziente. Senza la comprensione dei meccanismi funzionali dietro la patologia, è facile incappare nell’insuccesso terapeutico, pur applicando il “corretto protocollo”.

Facciamo un esempio, per favore.

Ecco, immaginiamo un paziente con la prostatite. Se si ha conoscenza delle relazioni funzionali fra gli organi, si potrebbe scoprire per esempio una connessione con una sinusite insorta tempo prima.
In quel paziente, i seni paranasali sono elemento di interferenza funzionale sulla prostata. E, sempre in quel paziente, il trattamento della prostatite deve abbinarsi a quello della sinusite.
Se si applicasse su questo paziente la logica protocollare e localistica, dovremmo solo trattare la prostata.
Ma non funzionerebbe.

La cosa mi è nuova, sinceramente. Ma facciamo un altro esempio: per una lombalgia tratto la schiena, no? Un dolore è un dolore, se si sente un dolore in un punto è perché lì è la causa.

Mi dispiace, le cose non stanno esattamente così.
Proviamo a uscir fuori dalla logica localistica, che in medicina può solo far danni. Proviamo a pensare all’organismo come a una rete di interconnessioni, neuronali, fasciali, connettivali, ecc..
In una rete siffatta di collegamenti, il disturbo di un sistema può influenzare un altro sistema, anche a distanza.
Per via nervosa, per esempio, una spina irritativa può disturbare metamericamente un muscolo o un organo: una cicatrice addominale può, sempre per esempio, mantenere in uno stato irritativo le fibre nervose che innervano la muscolatura lombare, con conseguente tensione cronica. Il dolore però lo si sente alla schiena. Ma trattare solo la schiena non risolve nulla. Bisogna trattare anche la cicatrice.

E come?

Sempre con l’Ozonoterapia, volendo, ma anche con altri metodi, come la Terapia Neurale.

Mi sembrava una metodica in fin dei conti semplice…

L’Ozonoterapia è intrigante per la sua universalità applicativa, ma non per questo può prescindere dalla complessità del paziente, con cui un medico deve sempre fare i conti. La metodica è semplice, il paziente no.
Qualunque metodologia terapeutica, per essere valida, deve abbracciare la visione integrata del paziente su più livelli interdipendenti, quella per intenderci della Medicina della Complessità.

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