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FIBROMIALGIA: sindrome fantasma o patologia reale?

 

COSA È

La Sindrome Fibromialgica (come più propriamente è definita) è caratterizzata da una disfunzione nei circuiti neurali che coinvolgono la percezione, la trasmissione e la elaborazione degli stimoli dolorosi. Non riguarda le articolazioni, né causa danni permanenti. Si riscontra prevalentemente nel sesso femminile. Spesso viene confusa con i disturbi reumatici e la sindrome da stanchezza cronica (CFS). 

Si tratta in pratica di una neuroinfiammazione: la reazione infiammatoria è localizzata a livello delle terminazioni nervose che traducono i segnali dolorosi, che non vengono veicolati correttamente ma vengono bensì amplificati. 

Ciò che rende la Sindrome Fibromialgica una sindrome difficile da riconoscere è l’assenza di alterazioni visibili: radiografie, risonanze e tac risultano normali, come pure sono normali gli usuali indici infiammatorii biochimici (VES, PCR, ecc.). 

In realtà, ad una indagine approfondita possono risultare alterati vari parametri, tralasciati dagli esami di routine: citochine proinfiammatorie (interleuchine, TNF-α), fattori endocrini, pannello linfocitario, indici di stress ossidativo. Il tutto si traduce in un quadro di infiammazione di basso grado (“low level inflammation”), che sfugge agli esami usuali.

Non essendoci però un marcatore specifico per la fibromialgia, qualcuno è portato a considerarla frettolosamente una “sindrome fantasma”, una manifestazione nevrotica, della serie “signora, lei non ha nulla”.

Ma dal punto di vista clinico, cioè dei sintomi e del vissuto del paziente, il quadro può essere drammatico.

 

QUALI SONO I SINTOMI CHIAVE?

  1. Innanzitutto il dolore: non solo i muscoli, ma anche le strutture fasciali sottocutanee, i tendini, i legamenti, diventano cronicamente dolenti. 
    Il dolore è diffuso (“sono tutta un dolore”) e migrante.
    Vi sono dei punti tipici, ma la variabilità regna sovrana.
    Sembra che in queste persone sia compromesso il modo in cui il cervello elabora il dolore, il che rende molto bassa la soglia del dolore.
                                                    
  2. Poi la stanchezza cronica.
    Il continuo stato di tensione esaurisce le energie, da cui l’astenia tipica e la difficoltà ad ogni minimo sforzo. Ci si sveglia già stanchi, il sonno non apporta recupero.
                                  
  3. Terzo elemento, lo stato psichico.
    Comune ai fibromialgici è un senso di annebbiamento e confusione mentale che compromette la capacità di concentrazione e attenzione (“fibro-fog”). Si tratta di una sofferenza delle strutture nervose centrali. Vi sono anche particolari aspetti psicologici, che vedremo più avanti.

 

Oltre questi tre elementi centrali, la sindrome è caratterizzata spesso anche da altri sintomi:

  • Insonnia
  • Cefalea
  • Formicolii, intorpidimento
  • Disturbi gastrointestinali (“colon irritabile” e gastrite)
  • Dismenorrea e disturbi sessuali (ad es. vaginismo)
  • Freddolosità
  • Vertigini, senso d’instabilità e di sbandamento
  • Cistite cronica
  • Acufeni
  • Crampi
  • Manifestazioni neurologiche

 

Tutti questi sintomi sono non-specifici; possono essere riscontrati in altre manifestazioni, che possono anche sovrapporsi alla fibromialgia, senza che vi siano confini chiari, rimanendo difficili da definire e quantificare.

A complicare ulteriormente il quadro, c’è che i sintomi possono cambiare durante il giorno o la settimana, il che rende la fibromialgia una sindrome “capricciosa”, e porta ad ulteriore scoraggiamento i pazienti.

Altri quadri patologici spesso compresenti alla fibromialgia:

  • Intolleranza ai farmaci
  • Sensibilità chimica multipla
  • Intolleranza al glutine

Sono stati inoltre identificati nella sindrome fibromialgica aspetti autoimmuni.

 

MA QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE?

È già importante che parliamo “delle” cause e non “della” causa, perché non vi è mai un singolo fattore all’origine del problema: la fibromialgia è una manifestazione complessamultifattoriale, in cui giocano molti fattori patogeni, contemporanei o consecutivi nel tempo.

Senza dubbio l’organismo del fibromialgico è stato sottoposto nella vita ad un sovraccarico, che può essere di natura traumatica, biochimica, fisica, psichica.

I dolori possono iniziare dopo un trauma fisico, un intervento chirurgico, un’infezione o uno stress psicologico significativo, una esposizione a sostanze chimiche. In questi casi, abbiamo chiaramente un “prima” e un “dopo”.

In altri casi, invece, i sintomi si accumulano gradualmente nel tempo, apparentemente senza un singolo evento scatenante.

Attenzione al fattore psiche: il rischio è di liquidare la fibromialgia come una manifestazione psicosomatica, trascurando gli aspetti biologici.

È vero che ci sono degli aspetti psicologici in comune fra i fibromialgici, quali la tendenza a “ruminare” le proprie emozioni, a colorire i sintomi con angoscia e catastrofismo. Questi elementi, uniti alla stanchezza cronica, inducono spesso a facili diagnosi di “depressione”.

Ma, se c’è, si tratta di una depressione reattiva, conseguente alla condizione di dolore cronico e alla impossibilità a trovare una soluzione. Tutti i fibromialgici potranno infatti raccontarvi del loro lungo percorso di visite, esami e ripetuti controlli, senza avere né riscontri oggettivi né risposte sulla causa della loro sofferenza. 

A questo si aggiunge la frustrazione di non essere creduti, né dai medici, né dai familiari, di sentirsi quindi dei malati immaginarii. “È tutto nella sua testa” è la frase che viene sottintesa quando il medico non trova nulla di visibile e di misurabile. 

Ci si dimentica però del corpo, e del fatto che il sistema nervoso (che è anch’esso una entità corporea e non astratta) soffre esattamente come il resto del corpo dei disadattamenti neurovegetativi, delle alterazioni ossidative, come dei tanti fattori irritativi in gioco nella fibromialgia. Ricordiamo infatti che si tratta di una neuroinfiammazione.

È vero che la componente psico-emozionale occupa un ruolo importante in questi pazienti. Ma è anche vero che i disturbi funzionali esistono anche se non si “vedono”, e che una volta instauratisi stabilmente possono compromettere seriamente la qualità di vita. Le alterazioni non sono macroscopicamente evidenti, ma sono riscontrabili con esami accurati e mirati, se si sa cosa cercare.

 

COSA SI PUÓ FARE?

La medicina convenzionale si concentra solo sulla gestione dei sintomi: ma i farmaci fanno poco per migliorare il dolore diffuso e i già scarsi benefici sono spesso superati dagli effetti collaterali. Sono del tutto inutili i cortisonici e gli antiinfiammatori, mentre gli oppioidi e gli antidepressivi hanno un costo molto alto per l’organismo.

Cosa quindi si può fare per ridurre il dolore, l’affaticamento e le difficoltà del sonno e migliorare l’umore?

Come sempre in Medicina, la prima cosa da fare è la storia clinica del paziente.
Occorre mettere in ordine gli accadimenti nella sua vita, senza nulla escludere, cercando di stabilire quali elementi possano aver sbilanciato l’organismo verso la patologia.
Quindi è molto importante il prima, anche se il paziente metterà l’accento sul dopo, cioè sulle visite, le terapie, ecc.
Da questa indagine deve scaturire un punto (o più punti) di aggancio per la terapia. 

Poi c’è l’esame fisico, cioè la visita vera e propria sul lettino medico: bisogna palpare le strutture muscolari, fasciali, ossee, individuare i punti dolenti, i punti di rigidità e di resistenza, le aree ipersensibili. Bisogna cercare eventuali cicatrici, come pure le localizzazioni di vecchi traumi, e le aree viscerali dolenti.

È importantissimo valutare la situazione odontoiatrica, considerando i punti di tensione nella fascia buccale, ed eventuali elementi che possono interferire sulla fisiologia neuromuscolare (granulomi, radici incluse, denti del giudizio, estrazioni traumatiche, malocclusione, ecc.). Una ortopantomografia è indispensabile.

Per quanto riguarda gli altri esami strumentali (radiografie, risonanze, tac, ecografia), c’è da dire che non portano elementi utili nel caso della fibromialgia, ma a volte sono necessari per escludere altre condizioni.

Gli esami di laboratorio, oltre quelli standard, possono includere:

  • pannello linfocitario, per fotografare con precisione la situazione immunitaria
  • D-rom test, per valutare lo stress ossidativo
  • BAP test, per misurare la capacità antiossidante
  • test di tolleranza al glutine
  • markers virali (EBV, CMV, Varicella-Zoster, Herpes)
  • test di funzionalità tiroidea
  • anticorpi antinucleo

 

QUALE APPROCCIO DAL PUNTO DI VISTA DELLA MEDICINA INTEGRATA?

Un insieme di cose. Un singolo approccio non funziona. Funziona invece l’effetto sinergico di più sistemi terapeutici, e concomitanti cambiamenti nello stile di vita.

Innanzitutto, il fibromialgico deve praticare un’attività fisica costante, moderata ma quotidiana.

Sul piano strettamente terapeutico, sono da segnalare:

  • Ozonoterapia
    È forse la terapia più efficace nel contrastare l’astenia. L’Ozonoterapia inoltre ripristina la difesa antiossidante, riduce la neuroinfiammazione, e ha un’azione rivitalizzante generale.
    Può essere praticata sotto forma di Autoemoterapia, di Insufflazioni rettali, di iniezioni dirette. Leggi di più.
                                                    
  • Terapia Neurale
    Si tratta di utilizzare piccole quantità di anestetici locali (Procaina) sui punti dolenti e sulle zone di possibile interferenza (cicatrici, zone traumatizzate, ecc.). Leggi di più
                                                            
  • Auricoloterapia
    Trattare i punti di agopuntura dell’orecchio favorisce una condizione di rilassamento e di stabilizzazione emozionale. Le funzioni neurovegetative vengono riequilibrate. Leggi di più.

 

Sul versante prescrittivo, alcuni fra i tanti rimedi possibili:

  • Magnesio (Cloruro di Magnesio)
  • Glutatione (per via endovenosa)
  • N-Acetilcisteina (precursore del Glutatione, per os)
  • Cannabis terapeutica

Sul piano alimentare, è fondamentale adottare una dieta senza glutine.

L’azione combinata di questi supporti costituisce una strategia di massima efficacia per riconquistare una degna qualità di vita.

 

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